La Chiesa del SS. Sudario, la cui costruzione iniziò nel 1734, è stata inizialmente pensata come oratorio dell’”ospedale dei Pazzerelli” e successivamente, nel 1764, aperta al pubblico con la costruzione della porta verso la strada. Il motivo di tale apertura è dovuto all’azione sociale della Confraternita che voleva rende disponibili i propri cappellani per l’assistenza religiosa ai militari e alle loro famiglie, residenti nei quartieri militari, costruiti a pochi passi dalla Chiesa.
Il progetto della chiesa fu affidato al confratello ingegner Ignazio Mazzone. Si tratta di una navata unica a pianta rettangolare, leggermente arrotondata negli angoli, che si apre sul fondo a formare il presbiterio. Ai lati del presbiterio vi sono due piccoli cori e due tribune decorate, chiuse da barre di legno intagliate artisticamente, dove sedevano i confratelli e le consorelle. Sul lato opposto si trova la porta principale che apre sulla strada.
Per la decorazione interna della chiesa fu avviato un concorso coordinato dal pittore della corte reale sabauda Claudio Beaumont. La decorazione architettonica ornamentale del trompe l'oeil fu assegnata al quadraturista veneziano Pietro Alzeri, mentre per i motivi pittorici l’incaricato venne attribuito al frescante piemontese Michele Antonio Milocco. La volta della chiesa, è dipinta fino all’altezza delle lunette a motivi architettonici disegnati perfettamente in prospettiva dall’Alzeri. Il centro della volta è coperto invece dalla grande composizione del Milocco a cielo aperto che rappresenta la Trasfigurazione
L’apertura verso la strada impose la realizzazione della facciata su progetto attribuito a Giovanni Battista Borra, che si ispirò a quella seicentesca della Saint- Chapelle di Chambery. Tra il 1766 e il 1770 fu innalzato il campanile progettato dell’ingegner. Perucca e la chiesa fu arricchita di un nuovo altar maggiore, nonché di due altari laterali dedicati alla Madonna addolorata e a San Giuseppe.
Sedia utilizzata da Papa Benedetto XVI durante l’ostensione della Sindone del 2010.
Il centro della volta è coperto dalla grande composizione del Milocco a cielo aperto che rappresenta la Trasfigurazione: in alto il Cristo splendente in Gloria, che stranamente, ma coerentemente con la devozione sindonica, presenta le stimmate; in basso sotto una nube opaca gli apostoli che osservano stupiti al grande prodigio.
Occorre osservare che in questo affresco ci sono delle anomalie rispetto alla narrazione evangelica, che lasciano un poco stupiti. Per esempio la figura del Cristo presenta già i segni della passione. E ancora, gli apostoli non sono soltanto i tre citati dal Vangelo (Pietro, Giovanni e Giacomo).
Ci sono tutti; ne vediamo un gruppo ai suoi piedi mentre gli altri sono rappresentati nelle lunette sui lati lunghi della Chiesa. Sembra quasi una sintesi tra la trasfigurazione e l’ascensione. Sicuramente si tratta di una esigenza espressa dalla committente Confraternita.
Nel presbiterio si può ammirare un capolavoro in prospettiva dell’Alzeri. La facciata piatta del fondo della navata è trasformata in un tempietto dipinto con la tecnica del trompe l’oeil, dove colonne tortili in marmo rosso screziato sorreggono la cornice barocca in marmo nero. Ai lati sono dipinte le statue della Fede e della Giustizia realizzate ad imitazione del marmo bianco.
Al centro, la grande Pala capolavoro del pittore Milocco.
Sotto la pala si può ammirare una copia fotografica della Sindone in grandezza naturale, come si presenta oggi dopo l’intervento conservativo del 2002. La cornice dorata nella quale è racchiusa è la stessa che ha ospitato la Sindone nell’ostensioni del 1931 e del 1933.
L’organo attuale è stato costruito dai fratelli Collino nel 1859, data in cui contemporaneamente si realizzò la nuova cantoria.
L’organo originale era in stile barocco costruito dai fratelli Concone nel 1759 insieme alla cantoria che durante l’occupazione napoleonica furono trafugati e trasferiti nella chiesa dei SS. Simone e Giuda.
Sul finire del secolo scorso, qualche anno prima della doppia ostensione della Sindone del 1998 e del 2000, sono stati eseguiti importanti restauri degli affreschi e della pala d’altare, che per l’occasione è stata rimossa dal suo posto. Sul muro retrostante fu così scoperto un affresco: si tratta di una pittura devozionale della Sindone, della quale non si conosce né l’autore, né il motivo per cui è stata realizzata.
Il 25 maggio 1598, ossia venti anni dopo il trasferimento della Sindone da Chambéry a Torino, venne eretta canonicamente, per volontà del duca Emanuele Filiberto la “Confraternita del SS. Sudario e Beata Vergine delle Grazie”.
Nella prima metà del settecento, il duca Vittorio Amedeo II, comprendendo le grandi potenzialità del volontariato, stabilì che le confraternite formalizzassero il loro impegno nel campo filantropico-sociale. Ogni Confraternita scelse un’attività legata alla propria storia oppure all’antica tradizione. Quella del SS Sudario optò per l’impegno verso i malati di mente, grave problema sociale all’epoca, in quanto non esistevano strutture per la loro cura e riabilitazione. Nel 1728 Vittorio Amedeo II approvò il progetto presentato per la costruzione di un ospedale e donò un appezzamento di terreno su cui fu costruita la prima struttura per malati di mente degli stati sabaudi. Conosciuto come “Ospedale dei Pazzerelli”, occupava un intero isolato. Successivamente nel 1734 fu edificata una cappella interna alla struttura ospedaliera, cioè un oratorio, che diventerà dell’attuale chiesa del SS. Sudario.
Quando nel 1811 l’esercito francese di Napoleone occupò l’Italia, la Confraternita, al pari di troni e istituzioni varie, fu soppressa. Gli archivi con le testimonianze del culto furono incendiati, alienati gli arredi della chiesa che venne trasformata in bivacco per le truppe e per le bestie, dormitorio di clandestini e covo di merci di dubbia provenienza.
Dopo la caduta di Napoleone, venne riaperto l’oratorio e, verso la fine dell’Ottocento si procedette al restauro e al completamento degli arredi con il coordinamento dell’architetto Angelo Reycend.
Gli scopi della Confraternita consistevano nella diffusione del culto e della devozione alla Sindone, nonché del suo insegnamento sul senso della sofferenza. Il forte impegno sociale della Confraternita si sviluppò all’epoca in molteplici iniziative oltre a quella dei malati di mente. Fra queste spiccavano sia l’attenzione alle donne sole, prevedendo anche la costituzione di dote per consentirne un adeguato matrimonio, sia l’indirizzamento a bottega dei giovani.
Oggi la Confraternita continua nell’impegno di far conoscere la Sindone. Negli ultimi anni ha dato vita, nel campo sociale, a “Casa Bordino” un centro di ricerca ed intervento sul disagio psichico, che richiamandosi all’antica esperienza dell’ospedale, intende dare un sostegno sia alle persone affette da questo disturbo sia alle loro famiglie.
La divulgazione della conoscenza della Sindone avviene attraverso il Museo e all’opera del Centro Internazionale di Studi sulla Sindone (CISS), organismo che raccoglie esperti di livello internazionale e al quale è affidato lo studio e il coordinamento degli studi sulla Sindone. Il CISS offre consulenza scientifica all’arcivescovo della città che è il Custode Pontificio della Sindone.
La pala sopra l’altare è opera del pittore piemontese Michele Antonio Milocco nella sua piena maturità. Milocco assunto dai Savoia realizza opere di forte impatto decorativo e psicologico. In questa pala il maestro sciorina tutta la sua abilità.
È una composizione decisamente dinamica. Nel registro in alto il pittore realizza un’insolita e impegnativa Trinità. Accanto all’iconografia classica del Padre e dello Spirito Santo, la persona del Figlio è ottenuta attraverso la rappresentazione della Sindone. In basso in secondo piano, le pie donne che sorprese osservano il sepolcro vuoto dal quale Cristo Risorto si è allontanato lasciando la sua Sindone. In primo piano la Vergine Addolorata con a fianco, inginocchiato con corona e scettro ai piedi in atto di umile venerazione, il Beato Amedeo IX di Savoia. In questo modo tutti i presenti compiono un atto di fede nella risurrezione. Va sottolineato come per la casa regnante il dipinto diventi un emblema della santità (Sindone e Beato) che le fa onore.
L’intradosso della volta,fino all’altezza delle lunette, è tutta dipinta a motivi architettonici disegnati da Alzeri con la tecnica del trompe-l’oeil che ne amplifica la dimensione.
Le figure invece sono opera di Michele Antonio Milocco. Il Milocco ha realizzato un duplice guscio. Il primo dai contorni frastagliati appoggia sulle mura perimetrali. Il secondo al centro è percepito come un grande squarcio che raffigura la Trasfigurazione di Cristo sul monte Tabor con le vesti splendenti e a fianco di Mosè ed Elia.
Grandi finestroni che consentivano ai ricoverati dell’Ospedale dei Pazzerelli di poter partecipare alle funzioni. La struttura di accoglienza per soggetti con problemi di malattie mentali era stata creata dalla Confraternita.
Lapide in ricordo dell'ostensione privata del 1997 in preparazione di quella pubblica del 1998
L’altare maggiore sostituisce quello del 1770 che era stato costruito con marmo prezioso ed era fregiato di aquile in bronzo; l’altare venne trasportato in epoca napoleonica nella chiesa dei SS. Simone e Giuda insieme all'organo e alla rispettiva cassa e cantoria che era ricca di pregiatissimi intagli e dipinti.
Con l’apertura al pubblico oltre all’altar maggiore e ai due altari laterali la chiesa fu arricchita con l’installazione di due pulpiti che consentivano la predicazione del catechismo nella forma popolare del contraddittorio. Da una parte il predicatore che illustrava la vera dottrina (pulpito di destra) e dall’altra quello che obiettava e criticava, e che, ovviamente, usciva regolarmente sconfitto.